Un ponte... tra generazioni From:
Augusto Garzia

Quello di stabilire un "ponte tra formazione e mondo del lavoro" è un tema prioritario per tutto il sistema Italia.
Non è limitato quindi ad un target di soggetti a particolare rischio di esclusione sociale, cui si riferisce l'ottimo progetto Cerfe, ma investe il mancato rapporto tra il sistema generale dell'istruzione/formazione e quelli che sono i temi che interessano il mondo delle imprese: sviluppo, crescita, innovazione, competitività.
Vado pertanto oltre l'ottica del progetto (soggetti a vario titolo svantaggiati e a rischio) generalizzando la platea dei possibili fruitori di strumenti in esso presentati.
Mi riferisco in particolare ai giovani che - esaurito il ciclo formativo d'obbligo o volontario - faticano a confrontarsi con il mondo del lavoro, con la società della conoscenza, che non è quella scolastica.
Un collegamento fra i due mondi - quello virtuale della scuola e quello reale dell'economia - richiede un impegno titanico (!!) e concorde di molti soggetti (politici, istituzionali, imprenditoriali, professionali), e un'ampia sensibilizzazione dei cittadini sulla sua strategicità.
Invece, siamo ancora fermi ad interventi di ottimo livello scientifico e propositivo che faticano poi a trovare una diffusa applicazione.
Ciò detto, ed è anche troppo come premessa, vediamo che cosa si può fare e chi può concorrere a farlo in attesa che i soggetti politico-istituzionali ed una maggiore cultura operino il "miracolo".
Colmare il gap fra il bagaglio cognitivo di partenza e quello richiesto per l'ingresso nel MdL non può essere affidato ad ulteriori percorsi "teorici".
Questi vanno o coniugati con esperienze dirette che, per essere efficaci, non possono essere (solo) "in vitro".
L'internship (come del resto lo stage ed il tirocinio), è uno strumento ottimo che richiede però la disponibilità di una impresa o ente o organizzazione.
Questa la offre solo se trova la sua convenienza che - se non dettata da una visione illuminata (sensibilità sociale o mera ricerca di "immagine")- dà luogo a fenomeni distorsivi: più lavoro di bassa qualità che assistenza e formazione al lavoro.
Le ragioni sono di evidente natura economica.
Tale convenienza potrebbe essere stimolata proprio agendo sul divario generazionale con il quale si cimentano spesso e negativamente molte imprese.
Ferma quindi la componente didattica che si affianca a quella esperienziale, il punto critico di questa - anche per l'internship - è costituito dall'individuare tutor adeguati, per esperienza e disponibilità.
La prima in particolare la si trova in persone "mature" che spesso le imprese accantonano ritenendole non più strategiche svalutandone e disperdendone il capitale umano.
Assegnare alle più sensibili fra loro un ruolo non occasionale di tutor e mentor al tempo stesso di giovani o meno giovani che si affacciano o si riavvicinano al mondo del lavoro, non costituirebbe un “peso” per l'impresa che viceversa avrebbe un potenziale doppio vantaggio:
¸ "allevare" risorse già immerse e forgiate alla cultura di quella impresa;
¸ beneficiare di un ritorno di immagine nei confronti di tutti i propri "stakeholders".
D'altronde in una società dove il valore dominante, se non unico, è quello economico, per dar vita ad iniziative di elevato impatto sociale - quando ciò non sia già un valore interiorizzato - occorre agire sulla leva della convenienza dei soggetti chiamati ad attivarle.